UNA PASSEGGIATA DOMENICALE LAMBENDO UNA SUPERFICIE NELLA QUALE INSISTE UN ISTITUTO AGRARIO IMPORTANTISSIMO, IN LOCALITA' VELLAI DI FELTRE

Vorrei incominciare questa giornata domenicale in distonia con i miei quotidiani articoli di natura socio-politico-religiosa, e cio' con un antefatto, se vuoi anche divertente, in perfetto ossequio alle prescrizioni perentorie della mia brava e bella dottoressa, prescrizioni che purtroppo regolarmente disattendo, anche perche', posto che io arrivi a 87 anni fra un paio di mesi, nessun medico d'Italia mi aveva mai ordinato prima d'ora di camminare per due-tre chilometri al giorno e di bere all'incirca lo stesso numero di litri d'acqua.
Mi sono sottoposto al...  sacrificio che, stante le mie pregresse abitudini che sin qui hanno privilegiato centinaia di migliaia di chilometri in macchina tanto da consumare piu' suole di scarpe per azionare freni-frizioni ed acceleratori rispetto alla normale deambulazione a piedi (posta che fosse necessario specificarlo) prescritta dalla dottoressa, il nuovo "regolamento" mi e' sembrato quasi un martirio. Ricordo infatti, come ho gia' scritto di recente su Piazzascala, che mi e' capitato piu' di qualche volta di bere, intorno alle 10 del mattino, qualche buon bicchiere di rosso anche in Piazza Scala, Milano (invece dell'acqua che bevo solo per mandar giu' qualche compressa), e cio' in compagnia degli amici dell'ufficio legale della mia ex-banca.
Per questo, con riferimento alle prescrizioni, sono assalito da un alcuni dubbi amletici che sono i seguenti : sara' dipeso dal fatto che a 20 anni si metabolizza facilmente tutto, anche il vino, di buon mattino; sara' dipeso dal fatto che una volta il vino era sano come chi lo beveva; o non sara' invece che alle nuove generazioni viene subito il mal di testa dopo l'assunzione di mezzo bicchiere proprio perche' il vino non e' piu' quello di una volta tanto da costringere i medici a certe "tristi" prescrizioni, curando il malanno ma non le cause, e cio' in contrasto a qualche licenza "bibendi" che, per un anziano, vale piu' di un ricostituente ? Insomma, preambolo lungo, ma in perfetta osservanza alle prescrizioni del medico, anche ad evitare che un domani la dottoressa possa eccepire qualcosa a mio svantaggio...  anche nel caso di un semplice mal di pancia.
Con questo preambolo, ho creato casualmente un filone agricolo-vitivinicolo ed altro, per agganciarmi ad una visita che ho fatto oggi all'Istituto Istruzione Superiore Agrario "Antoinio Della Lucia" di Feltre, localita' Vellai, istituzione sicuramente la piu' importante della Regione Veneto, ma anche di diverse altre. Infatti, questo Istituto Agrario di primaria importanza e' frequentato da oltre 500 studenti con l'obiettivo, fra gli altri, di approfondire gli aspetti riguardanti: la conservazione di antiche varieta' viticole venete, la conservazione di antiche varieta' di fruttiferi (ciliegio, melo, pero, pesco e noce), la conservazione di antiche varieta' di cereali (mais e cereali vernini), la conservazione di sedici razze avicole venete (anatra, faraona, oca, polli e tacchini), la conservazione di quattro razze ovine venete (alpagota, Brogna, Lamon e Foza/Vicentina), nonche' la conservazione di una razza bovina (Burlina).

 

La storia
L'Istituto agrario di Feltre e' nato nel 1972, come sede coordinata dell'I.P.S.A. di Castelfranco Veneto (TV), grazie alla sensibilita' di alcuni Amministratori locali, che hanno verificato l'esigenza di sopperire alle esigenze formative del settore primario nel territorio montano bellunese.
La scuola e' diventata autonoma nel 1982 e la vecchia denominazione di Istituto Agrario e' stata sostituita con quella di "Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente" con specifico Decreto Ministeriale del luglio 1995.
Nel 2003 l'istituto e' stato dedicato all'arciprete di Canale d'Agordo, don Antonio Della Lucia originario di Frassene' Agordino, che nel 1872 fondo' la prima latteria cooperativa d'Italia, con l'intento di sollevare dalla miseria la gente di quel paese attraversolo strumento della cooperazione.
Alla fine del 2009 in seguito all'approvazione del nuovo percorso di istruzione tecnica agraria l'istituto ha cambiato denominazione, diventando Istituto di Istruzione Superiore I.I.S. "Antonio Della Lucia" con percorsi formativi attinenti sia l'istruzione tecnica sia l'istruzione professionale.
E' ubicato in territorio montano, in un ambiente che costituisce un ineguagliabile "laboratorio naturale", oggetto di studio e analisi da parte degli allievi.
Assieme agli Istituti "A. M. Camaiti" di Pieve Santo Stefano (AR), "F. Maneghini" di Edolo (BS), "P. Barbero" di Ormea (CN) e Fondazione "Edmud Mach" di San Michele all'Adige (TN) costituisce il coordinamento delle scuole forestali storiche d'Italia.
Opera anche in ambito internazionale, mediante contatti culturali, incontri di docenti e scambi tra le classi.
Fra i principali patner operativi: Regione Veneto (Salvaguardia biodiversita'), Provincia di Belluno, Museo Etnografico di Seravella, GAL Dolomiti Bellunesi, Comunita' montane, Corpo Forestale dello Stato, Servizi Forestali Regionali, Veneto Agricoltura, nonche' Associazioni di Agricoltori e Aziende private.
ANTONIO DELLA LUCIA
Scuola Forestale Agraria delle Dolomiti - Feltre (BL)

Si tratta di una Istituzione di vera eccellenza che, in questo particolare momento storico, ha bisogno di maggiore attenzione da parte delle Istituzioni preposte, realta' che sembra invece essere vanificata da tanti aspetti burocratici, come mi par di aver avvertito in loco.
Infatti, l'agricoltura ha bisogno di un forte rilancio attraverso nuove strategie: ricordiamoci che, a fine guerra, si e' privilegiata l'industria dimenticandoci dell'agricoltura che ora si trova in sofferenza, tanto da far scomparire i pochi contadini rimasti: molto verosimilmente, esiste una forte miopia politica a questo proposito che non si e' ancora accorta che tutti coloro che escono da Istituti della specie trovano subito interessante occupazione. Insomma, l'espressione pare paradossale, ma oggi si sta "industrializzando" l'agricoltura...  con le inevitabili conseguenze.
Se mi e' permesso un suggerimento da persona di esperienza e non da tecnico-docente, io inviterei questa grande ed importante istituzione a far riflettere il mondo politico sulla condizione in cui si trova attualmente il contesto agrario-alimentare, realta' che non sembra modificarsi in meglio. Infatti, gli ortaggi, le verdure ed anche la frutta non hanno piu' il sapore di una volta in quanto trattati allo spasmo per aumentarne la produzione e la bellezza a danno della salute: basti pensare che le mele che ci portano sopra le tavole subiscono prima almeno una trentina di trattamenti chimici; basti pensare che il prosciutto, i salami in generale, provengono da allevamenti enormi di suini da far impressione tanto da non ipotizzare che, malgrado i controlli, i prodotti non siano particolarmente sani e, cio' malgrado, destinati lo stesso ai mercati; basti pensare che tanti capi da macello sono ingrassati a furia di anabolizzanti allo scopo di vendere piu' prodotto. E che dire del vino, bevanda particolarmente cara agli Italiani ? Hanno trasformato tanti fazzolettini di terra adibita a vigneto che producevano un buon prosecco in tante aree macroscopiche che, irrorate di veleni ogni giorno, non possono certamente produrre un vino sano. E si sente dal gusto ! Ma anche la semplice insalata non sa piu' di niente: a furia di essere "pompata", il suo originario sapore, odore e gusto di sana "erba"  (lo dico cosi' per farmi capire meglio) oggi e' stata trasformata in... simil-plastica, persino difficile da masticare, ma potrei andar avanti a iosa...
Insomma, chimica dappertutto e poi ci chiediamo il perche' delle pesti suine, aviarie ed anche del...  Covid ?
Arnaldo De Porti - Feltre

ascolta in sottofondo Arnaldo De Porti alla fisarmonica

 

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