febbraio 2022 - Capita
spesso anche a me di essere oberato di impegni e
conseguenti tensioni al punto da dover cambiare,
almeno per qualche momento, la visione delle cose
che si presentano tutti i giorni nella stessa
precisa ed uguale sequenza, con riferimento al luogo,
alla dimensione nonche'; agli stessi orari. Per
questo si e' soliti affermare di aver la necessita'
di evadere dallo stesso posto, di dare una
configurazione diversa alle cose che costituiscono
la routine di tutti i giorni, e cio' allo scopo che
l'occhio possa focalizzare territori, immagini,
persone, e quindi cose diverse, facendo uno strappo
alla consuetudine quotidiana.
Non e' la prima volta che mi capita di avere
necessita' come quella indicata per cui, ed
oggi, mi sono adoperato in funzione dello strappo di
cui facevo cenno dianzi, mettendomi al volante della
macchina per rivedere Asolo, paese riconducibile ad
Eleonora Duse, alla famosa Rocca, e a una realta'
paesaggistica unica con un clima quasi sempre
temperato, allo scopo di estraniarmi, oserei dire da
tutto e da tutti, per alimentare e gratificare lo
spirito che, in questo periodo di pandemia e di
guerra latente, sembra soffrirne, come sicuramente
sta succedendo a molti.
Nel corso della visita ho approfittato per scattare
alcune foto che, al di la' della loro bellezza non
certo in virtu' della professionalita'
dell'operatore (come direbbe senza esitazione alcuna
il direttore di Piazza Scala, che spesso gli
rimprovera la veste di reporter fotografico), foto
che sanno tradurre senza bisogni di alcuna
didascalia le caratteristiche di una realta'
geografica conosciuta ormai in tutto il mondo.
Ricordo di aver scritto parecchio su Asolo, anche su
Piazza Scala, per cui, questa volta, lascio a dette
foto il compito di surrogarmi, evitando di
commentare, dopo aver constatato che la visita
sembra aver sortito l'effetto desiderato di cui a
titolo.
Arnaldo De Porti
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