Valdobbiadene: la strada del prosecco
di Arnaldo De Porti
Una
"scampagnata" (si fa per
dire) del collega
Alfredo Izeta di circa
5-600 km, da Finale
Ligure fino alle colline
di Valdobiaddene in
provincia di Treviso, e'
stata ripagata, almeno
da impressione recepita
di chi scrive, da una
visione
paesaggistico-vitivinicola
che ha pienamente
compensato il suo lungo
viaggio in macchina,
stante un panorama da
cartolina, da presepe si
potrebbe dire, anche se
il mese di settembre non
si puo' accostare alle
festivita' natalizie...
eccezion fatta per le
spremute d'uva che anche
a Natale, non stridono
certo con il classico
panettone.
Parlare delle colline di queste realta' su cui insistono centinaia e centinaia di ettari di terreno coltivati a vite, quasi tutti a prosecco, appare superfluo stante la conosciuta prestigiosa nomea di cui gode la zona di Valdobiaddene tanto da essere stata di recente considerata ufficialmente "Patrimonio dell'Unesco", per cui mi sembrerebbe piu' opportuno dire qualcosa di cui pochi parlano: non esiste un centimetro quadrato di superficie libera che non sia utilizzata per produrre questo "nettare" ormai esportato in tutto il mondo.
Un neo, se vogliamo dirlo con assoluta schiettezza, e' costituito dalla intensa irrorazione di troppi antiparassitari sui vitigni di questa zona, circostanza che proprio di recente l'ha assoggettata a severe restrizioni circa l'uso dei veleni.
Ancora non e' dato di sapere se in seguito sara' privilegiata la quantita' della produzione rispetto alla qualita', di certo e' che, forse a causa dei diversi trattamenti, e' davvero difficile degustare un calice di prosecco della stessa qualita' di quello che viene prodotto nelle colline del produttore accanto; a titolo personale, mi verrebbe da dire che, detto vino non e' piu' quello di una volta, anzi ! Esattamente come dicono anche gli stessi sommelier, ma anche coloro che se ne intendono piu' del sottoscritto.
Nel corso della predetta "scampagnata" dalla Liguria al Veneto da parte di Alfredo, anche i nostri occhi non hanno potuto tuttavia non ammirare le tante distese lavorate con una precisione quasi maniacale al fine di non perdere un centimetro di terra da adibire a vitigno, il tutto accompagnato da numerose cantine private e trattorie sempre in grado di fornire ottimi bocconi (e bicchieri) a turisti e non, offrendo un panorama che, insieme con la realta' paesaggistica di cui facevo cenno dianzi, non manca certo di soddisfare ogni pretesa gastronomica.
Il collega, forse rapito da queste realta', ha dato tanto lavoro alla sua Nikon immortalando luoghi, vitigni, la stessa uva in via di maturazione, ma anche l'interno di qualche cantina i cui titolari hanno voluto farci assaggiare i loro diversi prodotti.
Insomma, si e' trattato di un'esperienza da ripetere e consolidare come certamente lo confermeranno le diverso foto che seguono
Arnaldo De Porti - settembre 2021
Parlare delle colline di queste realta' su cui insistono centinaia e centinaia di ettari di terreno coltivati a vite, quasi tutti a prosecco, appare superfluo stante la conosciuta prestigiosa nomea di cui gode la zona di Valdobiaddene tanto da essere stata di recente considerata ufficialmente "Patrimonio dell'Unesco", per cui mi sembrerebbe piu' opportuno dire qualcosa di cui pochi parlano: non esiste un centimetro quadrato di superficie libera che non sia utilizzata per produrre questo "nettare" ormai esportato in tutto il mondo.
Un neo, se vogliamo dirlo con assoluta schiettezza, e' costituito dalla intensa irrorazione di troppi antiparassitari sui vitigni di questa zona, circostanza che proprio di recente l'ha assoggettata a severe restrizioni circa l'uso dei veleni.
Ancora non e' dato di sapere se in seguito sara' privilegiata la quantita' della produzione rispetto alla qualita', di certo e' che, forse a causa dei diversi trattamenti, e' davvero difficile degustare un calice di prosecco della stessa qualita' di quello che viene prodotto nelle colline del produttore accanto; a titolo personale, mi verrebbe da dire che, detto vino non e' piu' quello di una volta, anzi ! Esattamente come dicono anche gli stessi sommelier, ma anche coloro che se ne intendono piu' del sottoscritto.
Nel corso della predetta "scampagnata" dalla Liguria al Veneto da parte di Alfredo, anche i nostri occhi non hanno potuto tuttavia non ammirare le tante distese lavorate con una precisione quasi maniacale al fine di non perdere un centimetro di terra da adibire a vitigno, il tutto accompagnato da numerose cantine private e trattorie sempre in grado di fornire ottimi bocconi (e bicchieri) a turisti e non, offrendo un panorama che, insieme con la realta' paesaggistica di cui facevo cenno dianzi, non manca certo di soddisfare ogni pretesa gastronomica.
Il collega, forse rapito da queste realta', ha dato tanto lavoro alla sua Nikon immortalando luoghi, vitigni, la stessa uva in via di maturazione, ma anche l'interno di qualche cantina i cui titolari hanno voluto farci assaggiare i loro diversi prodotti.
Insomma, si e' trattato di un'esperienza da ripetere e consolidare come certamente lo confermeranno le diverso foto che seguono
Arnaldo De Porti - settembre 2021
ascolta in sottofondo
La pigiatura - dal film Il bisbetico domato (con Adriano Celentano -
1980)